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Zygmunt Barman e David Lyon con “Sesto potere” hanno analizzato, in forma di conversazione, molti dei problemi ed interrogativi che scaturiscono dalle forme di controllo presenti nelle moderne società “liquide”.

«In questo volume – scrivono Bauman e Lyon – analizziamo, in forma di conversazione, fino a che punto la nozione di sorveglianza liquida possa essere di aiuto nel cogliere ciò che sta avvenendo in quel mondo di monitoraggio, tracciamento, pedinamento, selezione, controllo e sistematica osservazione che chiamiamo sorveglianza . È questo il principale filo conduttore della nostra conversazione. Essa si confronta sia con i dibattiti storici sulla progettazione di sistemi panottici sia con gli sviluppi contemporanei di uno sguardo globalizzato che sembra non lasciare luoghi in cui nascondersi, e nello stesso tempo viene accolto con favore in quanto tale» (p. VII). Già queste prime parole dei due grandi sociologi ci dicono molto sul significato di Sesto potere inteso appunto come insieme di capacità e risorse volte ad una sorveglianza che dilaga ovunque, in un’ottica che coinvolge teoria sociale ed anche le nuove tecnologie. Difatti uno dei punti chiave del discorso di Bauman e Lyon , che pure nel corso delle loro conversazioni mostreranno punti di vista parzialmente diversi, è che nel mondo contemporaneo e tecnologizzato presto non ci sarà alcuno che potrà rifugiarsi da qualche parte nella speranza di non essere spiato. È già realtà il fatto che nel nostro mondo “liquido”, così ammorbato di disorientamenti e smarrimenti morali, la cosiddetta sorveglianza rappresenti una dimensione chiave nei rapporti interpersonali e col potere costituito. Una situazione probabilmente senza ritorno e che, come ricorda fin dalle prime pagine David Lyon , produce apparenti paradossi: «mentre i dettagli della nostra vita quotidiana diventano trasparenti per le organizzazioni che ci sorvegliano, le loro attività sono sempre più difficili da riconoscere. Nel contesto fluido della modernità liquida il potere si sposta alla velocità dei segnali elettronici, e la trasparenza aumenta per alcuni e nello stesso tempo diminuisce per altri» (p. XXII). Considerazioni peraltro riprese e approfondite nel sottolineare non tanto gli intenti cospiratori di chi possiede le leve della sorveglianza , quanto gli aspetti legati alla sicurezza nazionale, alla concorrenza di mercato e all’opacità derivante di fatto dalla complessità dei flussi di dati esistenti nelle e tra le organizzazioni.

Un mondo nel quale chi fa parte della società dei consumatori è a sua volta un prodotto di consumo. Da qui ulteriori paradossi: se è vero che siamo costantemente controllati e valutati, è altrettanto evidente che sono i sorvegliati a fornire, per lo più spontaneamente, uno sterminato volume di informazioni personali. Con l’uso delle carte di credito, facendo ricerche online e caricando file e messaggi sui social network i dettagli delle nostre vite possono essere tranquillamente monitorati con pieno assenso dei sorvegliati: se prima prevaleva l’intento di proteggere la propria individualità nei confronti dell’esterno e dell’estraneo, ecco che invece nel contesto contemporaneo, liquido e caratterizzato da rapporti umani effimeri, si preferisce combattere la solitudine o la paura di rimanere soli proprio facendosi notare e diffondendo dati personali e personalissimi senza porsi troppi problemi.

In relazione a questo aspetto di sostanziale collaborazione dei sorvegliati verso i sorveglianti, grazie alle analisi approfondite di Bauman e Lyon , possiamo cogliere le differenze sostanziali col potere che ha come modello il panopticon: mentre un tempo la sorveglianza era in rapporto ad una routine vincolante e monotona, oggi i professionisti del controllo, nel voler individuare sempre con maggiore precisione i desideri volatili dei sorvegliati, tendono a ricevere la collaborazione entusiastica di chi si fa manipolare. Esempio apparentemente innocente è quello di amazon.com, con i consigli ricevuti in base ai precedenti acquisti effettuati sul sito: «come la sorveglianza anche il marketing diventa sempre più un’attività fai da te e il risultato è che la servitù è sempre più volontaria […] l’esempio di amazon è molto calzante e indica davvero la via: conduce, ripeto, all’ultimo segmento della triade hegeliana applicata alla storia del marketing» (p. 116).

Un impegno alla sorveglianza che chiaramente si è amplificato dopo l’11 settembre 2001, tale da creare un circolo vizioso: mentre la modernità si proponeva di sconfiggere le paure, vivere nella modernità liquida può voler dire che paure e insicurezze paradossalmente siano ingenerate dai meccanismi che ci dovrebbero proteggere. Ne consegue un compito infinito, che può durare per tutta la vita. Le conseguenze politiche e morali di questo continuo osservare ed essere osservati rappresentano il tema fondante delle discussioni di Bauman e Lyon che, pur senza giungere a conclusioni definitive, concordano su diversi aspetti del vivere moderno; compreso il fatto che la sorveglianza , intesa quale rimedio «alla nostra sete inappagata e inestinguibile di ordine» (p. 107), sia da considerare anche una delle pochissime industrie che non rischierà di fallire.

Z. Bauman, D. Lyon, Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida, trad. it di Marco Cupellaro, Laterza, Roma 2013, pp. 190, €16,00.

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