«Cambieremo. Usciremo cambiati. Bisogna affrontare i problemi alla radice». Queste le parole scelte da Fabrizio Barca nell’introduzione a «Disuguaglianze e Conflitto, un anno dopo», quasi a voler smascherare la facile narrazione delle nostre classi dirigenti che purtroppo ancora non hanno imparato o, ancor peggio, proprio non ne vogliono sapere di venire a capo delle crisi più drammatiche delle nostre società.
Barca, incalzato da Fulvio Lorefice, individuando nella crescita delle disuguaglianze la prima causa dei nostri problemi, orienta il suo sguardo sulla scena internazionale suggerendo delle alternative alla «formazione caotica dei blocchi mondiali economici contrapposti anche militarmente». E richiama Katharina Pistor: «Subordinando la democrazia al capitalismo come base del mondo post-guerra fredda, l’Ovest ha messo a repentaglio la stabilità e, come vediamo ora di nuovo in Ucraina, la pace e la democrazia» (p.37). Stessa schiettezza in merito a tutti i problemi collegati sia alle disuguaglianze sia alla rinnovata militarizzazione delle relazioni internazionali: il circolo vizioso dell’aggravarsi della crisi della globalizzazione e quindi del “dilemma dell’insicurezza”, la scelta crescente degli Stati di condizionare con l’azione pubblica la riallocazione internazionale delle catene produttive, sia del commercio, sia dei capitali, le dinamiche autoritarie all’interno degli Stati, la «chiusura dell’Unione europea a ogni azione che riduca il controllo monopolistico della conoscenza».
Per quanto riguarda l’Italia, Barca non aderisce alla narrazione del governo Draghi come il “governo dei migliori”: «salutare continuità con l’azione del governo precedente nel contrasto della pandemia; preoccupante continuità nel disegno del Pnrr, alcuni atti positivi, alcuni buchi sorprendenti carichi di conseguenze negative sul dopo» (p.85).
Se emerge chiaramente una critica anche nei confronti di coloro che si riempiono la bocca della cosiddetta “Agenda Draghi”, a quel governo viene riconosciuto di aver ostacolato «la perversa chimera del Ponte sullo Stretto di Messina, eterno strumento per sviare l’attenzione del Sud e assicurare tanti soldini a progettisti e società di consulenza» (p. 89). Critiche che inevitabilmente vengono rivolte anche al nuovo esecutivo di Giorgia Meloni e al suo combinato disposto di neoliberismo e protezionismo sociale, tra sanzioni intimidatorie e promesse di aiuto «se appartieni a questa o quella categoria».
In sostanza, le relazioni internazionali, le politiche della UE, la catastrofe della sinistra, le organizzazioni di cittadinanza attiva, vengono esaminate davvero senza peli sulla lingua, pur sempre con evidente concretezza e competenza; e di conseguenza «Disuguaglianze e conflitto» appare davvero una lettura raccomandabile, per il nostro spirito critico.
F. Barca, Disuguaglianze e Conflitto, un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice, Donzelli, Roma 2023, pp. 144, € 9,50
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