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PoliticaRecensioni

Un libro per «arrabbiarsi moltissimo»

di 20 Ottobre 2021Novembre 24th, 2021No Comments

Ogni parola per dare un giudizio immediato sul nuovo libro della giornalista Stefania Maurizi, «Il potere segreto», sembra ridondante dopo quelle già spese da Ken Loach nella prefazione. Come dare torto al regista quando scrive che «questo è un libro che dovrebbe farvi arrabbiare moltissimo»? Perché ad essere narrata è la storia di un giornalista, Julian Assange, attualmente detenuto in un carcere di massima sicurezza per aver pubblicato documenti classificati che testimoniano crimini di guerra, torture e gravissimi abusi. Un uomo che si è messo contro alcune delle istituzioni più potenti del mondo: il Pentagono, la Central Intelligence Agency, la National Security Agency.

Avendo seguito nel dettaglio questi eventi per oltre un decennio, Stefania Maurizi ci guida all’interno del vasto universo di Wikileaks, portando alla nostra attenzione i documenti più significativi pubblicati dall’organizzazione. Ma ad essere narrati sono anche gli incontri personali della giornalista con Assange, nonché la battaglia legale condotta da lei in solitudine contro Svezia e Regno Unito per ottenere, ai sensi del Freedom Of Information Act, i documenti riguardanti il caso svedese di cui era indagato Assange. La battaglia legale, che non è ancora conclusa a causa della riluttanza dei due paesi a collaborare, è una testimonianza di come l’autrice sia stata l’unica giornalista che abbia cercato di fare chiarezza su questa indagine che, per ben cinque anni, era inspiegabilmente paralizzata.

Il potere segreto - copertina

Ed è proprio partendo dalla ricostruzione contenuta in questo libro che, lunedì 30 agosto, la trasmissione Presa Diretta ha mandato in onda un servizio senza precedenti sulla vicenda. La puntata, condotta da Riccardo Iacona, ha raccolto 1.365.000 spettatori. Cittadini e cittadine che ne sono usciti senza dubbio arricchiti e, per una volta, forse anche soddisfatti di aver pagato il contributo Rai.

«Il potere segreto» potrebbe sembrare un racconto di Ian Fleming: pieno di colpi di scena, con giornalisti spiati e derubati “misteriosamente” dei loro documenti e computer, ed agenzie di intelligence che arrivano ad utilizzare i mezzi più impensabili per spiare un uomo recluso all’interno di un’ambasciata. Purtroppo, non è di un romanzo che si tratta: la storia riguarda il giornalista Assange, e non solo è reale, ma anche attualissima visto che il processo contro di lui sta andando avanti e, di conseguenza, il rischio di essere estradato negli Stati Uniti è dietro l’angolo.

Ma non è solo di Assange che parla il libro. Dietro la sua storia, ci sono tante altre persone che, per il coraggio dimostrato, hanno passato notevoli difficoltà, e perciò non meritano di essere dimenticate. Si tratta dei whistle-blowers, senza i quali Wikileaks non avrebbe mai potuto pubblicare le sue rivelazioni. Individui che agiscono secondo coscienza perché, di fronte alle grandi ingiustizie di cui sono testimoni, decidono di non voltarsi per convenienza, ma di denunciarle nel pubblico interesse, fornendo ai giornalisti informazioni fattuali. In particolare, il libro dedica un’attenzione speciale a Chelsea Manning, l’ex analista militare statunitense che decise di passare a Wikileaks i files militari che documentavano crimini di guerra, torture e altri abusi in Iraq, Afghanistan e Guantanamo. Il perché non si era voltata dall’altra parte lo aveva spiegato ingenuamente la stessa Manning a Adrian Lamo, colui che poi la tradì denunciandola alle autorità statunitensi: «Voglio che la gente veda la verità, […] perché senza informazione l’opinione pubblica non può prendere decisioni in modo consapevole».Il prezzo che ha pagato per queste rivelazioni è altissimo.

Ma ci sono molti altri motivi per cui vale davvero la pena leggere questo libro. Partendo dall’analisi dei documenti pubblicati da Wikileaks, Maurizi risponde anche ad altre domande che ci riguardano come, ad esempio, perché «il governo Berlusconi ha portato un paese completamente contrario alla guerra il più vicino possibile, politicamente, allo stato di belligeranza». Il virgolettato è preso da uno dei cablo diplomatici pubblicati da Wikileaks: a pronunciare quelle parole è stato Mel Sembler, l’ambasciatore americano a Roma, che in altre comunicazioni descriveva come l’Italia fosse un posto eccellente «per fare i nostri affari politici e militari».

Insomma, tante sono le cose contenute in questo libro che «dovrebbero farvi arrabbiare moltissimo», riprendendo Ken Loach. Ma non basta arrabbiarsi. Questo libro non racconta l’omicidio di Stato dei coniugi Rosenberg, di Sacco e Vanzetti o di qualche altra grande ingiustizia del passato. Questo libro racconta una storia attualissima che ci riguarda direttamente e, forse proprio per questo, possiamo fare ancora qualcosa per opporci e far sì che, questa storia, non finisca in modo tragico per Assange e per i nostri diritti.

A conclusione, riporto le parole di Stefania Maurizi, alla quale mi unisco pienamente: «Voglio vivere in una società in cui è possibile rivelare crimini di guerra e torture, senza finire in prigione e arrivare tre volte sull’orlo del suicidio, come è successo a Chelsea Manning. Senza scappare in Russia, come è stato costretto a fare Edward Snowden. Senza perdere la libertà per oltre dieci anni e rischiare il suicidio, come è accaduto a Julian Assange. Voglio vivere in una società in cui il potere segreto risponde alla legge e all’opinione pubblica delle sue atrocità. Dove ad andare in galera sono i criminali di guerra, non chi ha la coscienza e il coraggio di denunciarli e i giornalisti che ne rivelano la criminalità».

S. Maurizi, Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks, Chiarelettere, Milano 2021, pp. 400, euro 19.

* l’autore è membro del Movimento culturale internazionale Our Voice

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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