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“Libertà e impegno” è una riflessione sul rapporto tra conoscenza e azione, tra fede e prassi, in particolare a partire dalla teologia di Karl Barth.

Una prima guida alla lettura di “Libertà e impegno ” ci viene precisata dallo stesso autore, il professor Sergio Rostagno : proprio perché l’argomento è complesso, soprattutto i capitoli I e VI sono quelli destinati a «qualsiasi lettore anche profano della teologia, purché interessato al tema qui esposto» (p.16). Parliamo, infatti, del rapporto tra conoscenza e azione, un campo sempre aperto alla discussione e che, nei secoli, è stato motivo di profonde fratture culturali e politiche. Un campo di ricerca, quindi, che poteva originare un saggio ben più corposo rispetto le centotrenta pagine o poco più di “Libertà e impegno ”. La scelta di Rostagno è stata semmai di delimitare la sua analisi sulla scorta del pensiero di Karl Barth.

Un testo che, talvolta, appare una sorta di parafrasi del pensiero del grande teologo svizzero, ma, come ancora sottolinea l’autore, ben intenzionato a ribadire l’importanza delle riflessioni contenute nella “Dogmatica”, malgrado il cristianesimo abbia perduto gran parte del suo significato per la maggior parte dei cittadini europei, «la sua influenza non sembra del tutto spenta” (p.14). Uno dei motivi per cui, di fronte a scelte controverse da parte di parlamenti e di gruppi di pressione – si pensi all’idea di famiglia, al rispetto dell’embrione umano –  i ragionamenti su libertà e verità, e le conseguenti elaborazioni di un’etica in rapporto con l’annuncio evangelico, non sono certo destinati ad esaurirsi. Ragionamenti, come ancora ricorda Rostagno , che probabilmente rappresentano la prosecuzione di quelle “note” differenze presenti nel cristianesimo occidentale e che si «cristallizzano attorno a Tommaso d’Aquino, domenicano, e a Guglielmo d’Ockham, francescano. Il primo sostiene la capacità dell’intelletto umano di pensare concetti che hanno in Dio la  loro sede […] All’opposto Ockhan nega questo accesso a Dio da parte della mente umana. Dio rimane sovrano nei cieli e comunica con gli uomini soltanto con precise parole, con ciò che ha scritto. All’uomo resta l’obbedienza» (pp.37). In questo senso si ricordano le parole di Italo Sciuto: «L’azione religiosamente valida è intesa come altra cosa da quella moralmente valida”. La scelta di Sergio Rostagno  di voler analizzare in primo luogo le posizioni di Barth rappresenterebbe, quindi, «un tentativo di comprendere il nesso tra le affermazioni dogmatiche e quelle etiche» (pp.41).

Analisi che, inevitabilmente, hanno significato ripercorrere l’opposizione del teologo svizzero al nazismo. Leggiamo infatti che «la formula di Barth distingue teologia e politica; nello stesso tempo, la decisione etica, personale, in ogni caso libera, dei credenti – come singoli più che come comunità (la comunità è il luogo dell’ascolto, non dell’ impegno – fa politica. Ed è questo che il partito nazista non può tollerare» (p.57).

Non ultimo un pensiero caratteristico dell’autore de “La dogmatica cristiana”: «l’oggettività e la soggettività a confronto come due elementi dell’intera realtà che si richiamano a vicenda» (p.84).

Lo studio sul rapporto tra etica e fede prosegue con “Le frontiere dell’autodeterminazione”, in particolare sintetizzando quella che Rostagno definisce la «soluzione brevettata di Lutero”, ovvero «prevedere due tavoli di lavoro uniti tra loro da un filo invisibile, ma pur sempre distinti. Uno dove nulla si può trattare, dove non rimane che accettare il verdetto di Dio […] L’altro dove tutto è trattabile, a condizione di restare su un livello molto umano”, cioè senza che si debbano mettere nelle mani dell’uomo mezzi rapportabili a un fine religioso ancora da conseguire. Qui l’uomo è pianamente se stesso e lo è in quanto liberato da finalità trascendenti e pretese religiose» (p.113). Rostagno precisa che Lutero non è propriamente un “moderno”; semmai che le sue parole si possono interpretare come premesse della nostra democrazia. Di conseguenza «l’autodeterminazione dal punto di vista teologico deve essere distinta dall’autodeterminazione dal punto di vista etico. Nel primo caso si tratta di una frontiera in cui Dio appare come un garante di libertà; nel secondo appare come un argine verso uno sconfinamento della libertà stessa» (p.115). Avendo ben presente l’attenzione di Karl Barth nei confronti della dignità umana, al momento di concludere il saggio  viene riproposto lo “Iuxta te”, da cui era partito il discorso e, coerentemente, viene ricordato che «le scelte etiche sono scelte umane e non scelte di fede. La biografia è l’ultima parola del tempo presente» (p.134).

Sergio Rostagno (Torino, 1934), è docente emerito di Teologia sistematica presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma. Fa parte del comitato di direzione della rivista «Filosofia e Teologia» (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli) e dell’Associazione Teologica Italiana. Suo interesse prevalente è il rapporto tra dogmatica ed etica. Tra le sue ultime pubblicazioni: “Etica protestante. Un percorso”, Cittadella, Assisi 2008; “Doctor Martinus. Studi sulla Riforma”, Claudiana, Torino 2015.

Rostagno, Libertà e impegno. Radici religiose e politica europea, Aracne, Roma  2016, pp. 144, € 14,00.

Immagine di copertina: Paolo Veronese – Il ratto di Europa (National Gallery, London)

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