«Pensando all’ingiustizia sociale, non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali».
Lorenzo Milani è stato un grande maestro, prima ancora di essere un vero prete. Nel piccolo centro di Barbiana, con la sua chiesa e le sue case sparse tra i boschi e i campi, Milani intuisce, nel 1954, la necessità di istituirvi una scuola popolare, offrendo ai ragazzi gli strumenti per divenire uomini e donne di cultura, nel senso della conoscenza più ampia e della capacità critica. Una scuola con dentro aule piccole e modeste, poi scuola all’aperto nei mesi estivi, a contatto con la natura, con un clima sereno e allegro, la gioia dei bambini, l’uso di competenze come fantasia, creatività, autonomia, serena costruzione dell’identità.
«Se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati». Quanto afferma Lorenzo Milani significa offrire un modello da seguire, non l’eroe solitario da contenere in una teca per santi, ma la persona nel suo esempio fatto di carne e buone pratiche coerenti.
Ognuno deve sentirsi responsabile. Il docente deve esercitare la virtù civile attraverso l’intelletto e il sentimento. Respingere un ragazzo difficile, sia esso timido o esagitato, turbolento o taciturno, significa respingere la sua lingua, la lingua del povero, cristallizzata nell’etichetta del ragazzo difficile, ma ogni ragazzo ha la sua lingua che contiene parole ricche o talmente povere da rendere titanico il suo sforzo di tenere dietro agli altri, tanto più perché sollecitato dal dolore di sentirsi sotto gli altri.
Inclusione vuol dire cura educativa, empatica visione del prossimo, relazione d’aiuto, promozione del pensiero, osservazione della realtà nel suo divenire, senza corruzioni ideologiche o pregiudizi. Il tempo per educare resta poco dentro la scuola, lo spazio lo dedichiamo sovente ai contrasti fra i colleghi e il dirigente scolastico, tirandoci addosso la noia e l’odio dei ragazzi con lo strazio di dover assistere all’umiliazione delle anime smarrite dietro alla durezza del professore e del bullo di turno.Milani: grande lezione di civiltà e democrazia, di giustizia e libertà. Grande maestro del quale l’Italia, l’Europa ha un disperato bisogno.
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