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Recensioni

La sola colpa di essere nati

di 15 Giugno 2021Luglio 19th, 2021No Comments

Il titolo racchiude il più grave delitto che il sistema nazifascista e la storia abbiano commesso: la negazione della vita umana sotto il pregiudizio razziale e sotto la discriminazione per etnia, religione, lingua, genere, opinioni politiche, imposto dalle leggi razziali del 1935 e del 1938.

Il racconto-intervista della senatrice a vita Liliana Segre, personificazione della storia della Shoah e del dolore umano, si articola attraverso le domande umili, sensibili e discrete di Gherardo Colombo, raffinato giurista, già magistrato e metafora dello spirito di giustizia.

Liliana Segre ha conosciuto il lato peggiore delle cose, anche del gioco. La discriminazione come odio di Stato, il cui principio è ispirato ad un gioco crudele dei bambini in cui un gruppo si mette d’accordo facendo finta che un loro amico non esista. L’amico vittima del gioco parla, ride e scherza ma nessuno lo considera fino a che non scoppia a piangere. Un attimo prima si è parte di un gruppo, sei integrato, ti piace stare con gli altri. Un momento dopo il gruppo si mette d’accordo per escluderti e tu non esisti più. 

Il gioco della discriminazione diventa argomento portante che culmina con la scoperta di una medicina: la Costituzione repubblicana ed in particolare l’articolo 3, il principio dell’uguaglianza formale e sostanziale. L’articolo 3 della Costituzione italiana riconosce tutte le persone importanti allo stesso modo. Le caratteristiche personali riguardanti il genere, l’etnia, la religione, la lingua, le opinioni politiche e qualsiasi altra caratteristica della persona non possono creare discriminazione. L’attuazione del principio custodito nell’articolo 3 è nella consapevole differenza tra legalità e giustizia. 

La legge, la legalità sono diverse dalla giustizia perché la legge può perseguire fini che violano i diritti dell’uomo come nel caso delle leggi razziali. Solamente le leggi che si ispirano al rispetto della vita, della dignità, dell’uguaglianza tra esseri umani devono essere rispettate.

Il pregiudizio e l’ignoranza di chi non sa riconoscere il senso di essere umano, insito per natura nella specie umana, sono le malattie che vanno curate con l’educazione alla giustizia e alla legalità in senso buono.

La legge affronta quindi il primo paradosso per giungere al vero e moralmente giusto principio della legalità: non tutte le leggi devono essere rispettate, soprattutto se un pezzo di carta incita all’odio razziale e non rispetta i diritti alla salvaguardia universale della dignità di qualunque persona, senza l’uso di violenza verso qualcuno, qualunque cosa abbia fatto, altrimenti ci si trova davanti ad una contraddizione. La risposta violenta all’ingiustizia ha sempre creato ingiustizia. La Costituzione italiana afferma quindi il riconoscimento universale della pari dignità dell’essere umano e del suo senso e nella stessa prospettiva sono seguite la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (1950). Non odiare non significa perdonare, ma non essere indifferenti di fronte alle ingiustizie. Liliana Segre ha vinto la sofferenza e ha ricostruito quella identità che il campo di concentramento ha cercato di cancellare, pur non nascondendo le difficoltà incontrate tornando in libertà.

L’inferno sulla terra dei campi di concentramento rappresenta una punizione troppo crudele per il senso dell’essere umano, per il senso della vita. Questo libro-intervista vuole raccontare come in quegli anni ci sia stato l’annullamento del senso della vita, l’atrofizzazione della domanda su cosa sia il senso della vitaIl viaggio di Liliana Segre verso i campi di concentramento evidenzia l’intento della distruzione dell’identità, perché ad Auschwitz si era solo numeri. L’individuo era vittima dell’estraniazione, dell’isolamento, della sofferenza, della morte. Non esisteva compassione. Non vi era una comunione emozionale della sofferenza altrui tanto da farla vivere come personale verso l’altro. «La sola colpa di essere nati» mette in luce chi della guerra e della follia totalitaria era assuefatto ideologicamente, dando vita ad una testimonianza importante, perché la memoria è delle persone, la memoria della società, senza lo studio della storia non esiste soprattutto se non vi sono documentazioni e storiografia. Discriminare oggi è purtroppo una prassi consolidata che implica una tale quantità di odio che non permette di riconoscere nell’altro se stesso. Così, il ricordo, la partecipazione al dolore di quelle atroci sofferenze e il rispetto dei principi di giustizia della Costituzione rappresentano la cura, per evitare un nuovo inferno.

Gherardo Colombo; Liliana Segre, La sola colpa di essere nati, Garzanti, Milano 2021, pp. 128, euro 16.

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