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I genitori che dicono sempre sì ai figli non li stanno educando, anzi, li stanno danneggiando.

Il genitore non deve essere sempre permissivo, perché non tutto è permesso. Ciò accade perché non sempre essi sono in grado di essere autorevoli. Per ragioni sociali anche comprensibili, essi appaiono fragili ed indecisi, e così il ruolo genitore-figlio diventa paritario facendo mancare al giovane la figura chiara di riferimento: un riferimento affettivo nel quale trovare cura, sostegno e assistenza, e un riferimento fatto anche di no, di chiarezza, regole, severità.

Quando si dice sempre sì ai propri figli, inoltre, non ci si rende conto che insegniamo loro a non sapersi gestire: adolescenti che non sanno neppure cucinarsi un piatto di pasta (tanto c’è Deliveroo). Questa incapacità si ritrova, naturalmente, anche nello studio. Quanti allievi non sanno gestire i compiti, e quale sarà la loro reazione quando arriveranno i primi no dall’insegnante (che a sua volta non deve fare il “docente-amico”)? Questi ragazzi diverranno adulti incapaci di gestire la vita, insicuri, senza ambizioni. Per il fatto che è stato concesso loro tutto e hanno sempre fatto ciò che volevano, essi, lo vediamo spesso, vivono i no come una tragedia.

Non credo che ci sia qualcuno che possa insegnare come fare il genitore, bisogna esserlo. Ed è certo difficile riuscire concretamente a trasmettere onestà, umiltà, dignità, a valorizzare le capacità e educare ai sentimenti. Non è facile, proprio perché l’educazione non è fare una predica, ma dare l’esempio concreto e quotidiano a bambini e ragazzi che, per loro natura, sono attenti osservatori di come si comportano i genitori al di qua di ogni paternale.

La figura genitoriale non deve dare protezione intesa come zona di conforto, ma affrontare insieme al figlio le emozioni, che non sono debolezza, ma crescita e continuo confronto. L’ amore non vuol dire concedere tutto ciò che i figli chiedono, altrimenti otterremo una società di uomini e donne arroganti, presuntuosi, orgogliosi, alla ricerca di amicizie finalizzate ai propri interessi, senza senso civico, e nello stesso tempo, deboli, fragili, smarriti fino a incapaci di amare.

Occorre, invece, trovare il modo di dedicare più tempo ai figli, soprattutto prima dell’adolescenza, ascoltarli, guardarli, ridere, parlare con loro. È normale cercare di capire come educare i propri figli e il più delle volte si dà per scontato che non sia necessario educare i genitori. Il loro ruolo è quello di aiutare i ragazzi a renderli consapevoli, insegnare ad osservare la realtà com’è, superando condizionamenti; cercare la verità, comprendere se stessi e gli altri, liberarsi dalla paura del giudizio degli altri e da vincoli negativi imposti dalla società. Per fare ciò non occorrono manuali o metodi particolari, perché l’amore è la strada migliore per educare, e l’amore include i sì, ma anche i no. 

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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