I bambini, a partire dalla scuola primaria, stanno perdendo il piacere del gioco e, per così dire, della noia? Questo stato di cose parte dai genitori, che vogliono i figli sempre più impegnati e competitivi.
I voti a scuola non bastano più, sembrano superati e tutto verte su impegni che coinvolgono l’intera giornata del bambino, il quale viene inondato di attività extra scolastiche per cinque giorni a settimana, a cui si aggiungono i compiti scolastici, che talvolta vengono eseguiti dagli stessi genitori o da chi li sostituisce. La fretta e l’ammasso di attività danneggiano l’educazione, la frenesia è nemica del verbo riflettere. Ecco perché in tempi veloci come i nostri sembra che l’essere bambini significhi, di fatto, perdere tempo. Perdere tempo per cosa? Per fare qualcosa di “utile”, naturalmente.
Quanto di più sbagliato! Agire così significa corrodere l’infanzia, e corrodere l’infanzia significa demolire la vita.
La maturità psicologica si raggiunge nei primi cinque anni di vita ed è proprio in questo tempo che il bambino impara l’80% di quanto gli servirà per tutta la vita. Non si pensa, inoltre, che tutto ciò che accade nei primi anni di vita, si ripercuote poi, inevitabilmente, nella società? Tutto ciò comporta una congrua diminuzione del tempo trascorso in famiglia e un peggioramento delle relazioni tra genitori e figli. Coinvolto da impegni, non scelti personalmente, il bambino cresce con rinunce per lui importanti. Non ha più il piacere di riempire i vuoti con la sua spontanea creatività, con il suo valore.
Essere bambini è un’occasione unica, che non si ripeterà mai più. Lasciamo che il bambino giochi, corra, sogni, fantastichi, rifiuti (ogni tanto) il passato di verdura e gusti le patatine, che faccia schizzare l’acqua delle pozzanghere, che s’incanti davanti alle bollicine di sapone, che calpesti le foglie secche. Un bambino sereno oggi, sarà un adulto equilibrato.
L’alternativa e il rischio? Assimilare con troppo anticipo tutti i limiti dell’età adulta, una vita che, come è naturale e comprensibile, non è più naturalezza.
Il bambino troppo impegnato farà fatica a scoprire la magia, la spontaneità. Sommerso da una miriade di impegni, investito da una corsa contro il tempo, come i genitori, farà più fatica a sviluppare il senso critico. Ciò che invece occorre per una crescita è il tempo, il suo tempo, senza fretta quotidiana. La scuola è forse il più prezioso contesto di una società: è fondamentale ragionare a livello di sistema su queste cose, senza lasciare ai soli insegnanti tutto questo carico, ma allo stesso tempo vigilando sempre sulla loro formazione e selezione. I problemi che riguardano, invece, le famiglie, sono ben più sfuggenti da risolvere, ma su quei contesti è la società nel suo complesso che deve trovare canali culturali, sociali, politici per progredire.
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