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Recensioni

Ballini su Mario Scelba – contributi per una biografia

di 18 Giugno 2007Agosto 29th, 2020No Comments

Il libro curato da Pier Luigi Ballini e edito da Rubettino in collaborazione con l’Istituto Luigi Sturzo ricostruisce, attraverso una raccolta di dieci saggi corredati da documenti editi e inediti, la vita di Mario Scelba, uno dei più importanti protagonisti  del “cantiere della democrazia” italiana, dai suoi rapporti di amicizia con Luigi Sturzo e l’attività all’interno del Partito Popolare, alla collaborazione con Alcide De Gasperi, fino all’impegno europeista.

Il libro curato da Pier Luigi Ballini e edito da Rubettino in collaborazione con l’Istituto Luigi Sturzo ricostruisce, attraverso una raccolta di dieci saggi corredati da documenti editi e inediti, la vita di Mario Scelba, uno dei più importanti protagonisti  del “cantiere della democrazia” italiana, dai suoi rapporti di amicizia con Luigi Sturzo e l’attività all’interno del Partito Popolare, alla collaborazione con Alcide De Gasperi, fino all’impegno europeista.

Il “battesimo politico” di Scelba avvenne nel 1914 sotto gli occhi di Sturzo che di lui disse: “Il ragazzo è sveglio. Bisogna farlo studiare”. In questo modo Angelo Sindoni, autore del primo saggio, ripercorre vicende e accadimenti che contribuirono alla formazione politica di impronta cattolica di  Scelba a partire dall’intenso rapporto di amicizia e collaborazione con Sturzo, del quale Scelba diventerà segretario particolare nel 1921. Erano anni difficili per l’Italia e Don Sturzo esprimeva a Scelba le proprie preoccupazioni sulle condizioni del Paese e sul destino della democrazia italiana durante le loro passeggiate serali: “a Ottobre o avremo la marcia su Roma o tornerà Giolitti” disse, aggiungendo che Giolitti sarebbe rimasto per strada. Proprio durante la dura parentesi del fascismo, iniziò a maturare la profonda amicizia che legò Mario Scelba a De Gasperi.

Successivamente al periodo fascista Scelba, seguendo l’ideale della ripresa democratica del Paese, collaborò alla nascita della Democrazia cristiana. Nel 1943 partecipò alla stesura del primo documento programmatico del partito, le “Idee ricostruttive della Democrazia cristiana”. Come notato da Augusto D’Angelo, all’interno del nuovo partito Scelba rappresenta “la tradizione ex-popolare che travasa nella nuova formazione una eredità ancorata ai valori del cattolicesimo democratico e dell’antifascismo generati dall’esperienza sturziana”.

In seguito, il 2 febbraio del 1947, Mario Scelba venne nominato Ministro dell’Interno; lo stesso Scelba ricorderà di essere “stato dopo Cavour, Giolitti e Mussolini, il ministro che ha retto più a lungo il dicastero dell’Interno”.

Le sinistre accolsero con favore la nomina di Scelba a Ministro dell’Interno, tuttavia non appena assunse la carica iniziò a manifestare una forte preoccupazione verso i possibili rischi eversivi legati all’azione sociale e politica delle sinistre. Questa improvvisa diffidenza di Scelba verso i comunisti italiani viene fatta risalire, da Francesco Malgeri, ai profondi mutamenti che in quegli anni coinvolgevano la politica nazionale e internazionale: “non solo cominciava a svilupparsi il clima di guerra fredda che alimenterà lo scontro tra Est e Ovest, negli anni successivi, non solo il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti nel gennaio 1947 aveva stabilito un rapporto di amicizia e di aiuto nei confronti del nostro Paese e una chiara scelta di campo […], ma soprattutto Scelba, assumendo la direzione degli Interni, ebbe la possibilità di valutare il polso dell’ordine pubblico, sentendo gravare sulle sue spalle tutti i rischi di una situazione che imponeva a lui la responsabilità di scongiurare eventuali attentati alla giovane democrazia italiana”. E come sottolinea Piero Craveri: “un giudizio storico su Scelba quale Ministro degli Interni di fronte alla questione comunista e a quella sindacale non può invero che essere quello della legalità repubblicana”.

Le misure preventive adottate dal ministro Mario Scelba per tutelare la libertà e la democrazia, come il potenziamento delle forze di polizia che nel giro di un anno passarono da 30.000 a 68.378 unità, gli valsero l’appellativo di “ministro di polizia”. Non bisogna tuttavia dimenticare che dopo solo due mesi dall’inizio del mandato, Scelba si dovette confrontare con la strage di mafia perpetrata dalla banda di Salvatore Giuliano, di Portella della Ginestra (1 maggio 1947). Scelba si vide costretto a intensificare in Sicilia la presenza di polizia e carabinieri con lo scopo di annientare il fenomeno del banditismo. A questo proposito il 13 settembre 1948 Scelba dichiarò: “Non c’è nessuna ragione di riprendere i sistemi del fascismo e di Mori o altri sistemi da tutti deprecati per ristabilire la sicurezza in Sicilia. È preferibile che la lotta duri qualche mese di più, se necessario, ma non possiamo accettare, per affrettare i tempi, il ricorso a sistemi deprecati, ad arresti indiscriminati di masse, sgomberi di villaggi o paesi”. Dopo nove mesi dalla strage, Salvatore Giuliano venne ucciso.

Parallelamente alla questione meridionale, la politica interna di Mario Scelba indirizzò le sue forze verso lo scioglimento dei movimenti neo-fascisti. Pier Luigi Ballini sottolinea come Scelba trovasse urgente un rinnovo legislativo delle normative riguardanti tali movimenti, nonostante rimanesse “la convinzione che il problema del neo-fascismo non poteva essere risolto semplicemente con il divieto del Congresso o con una legge antifascista ma semmai con l’impegno ‘di tutta la classe politica dirigente antifascista per gettare nel Paese le basi per una concreta democrazia’ e per dissipare le accuse che creavano uno stato d’animo di avversione al sistema democratico”. Scelba infatti rimase sempre profondamente convinto dell’inefficacia che avrebbero avuto azioni di tipo repressivo in un’ottica di mantenimento dei principi democratici. Giovanni Tassani ricorda come: “al II Congresso nazionale della DC al teatro San Carlo di Napoli, il presidente del Consiglio De Gasperi affronterà il tema del ritorno al fascismo, avvertendo ‘il puzzo acre della guerra civile’ cui certi avversari danno fiato. È in preparazione la legge sui modi per combattere il risorgere del fascismo, ma non è accettabile il semplice ricorso a strumenti repressivi: De Gasperi tesse qui l’elogio di Scelba che a Di Vittorio ha risposto che non userà certi metodi chiamandosi lui Scelba e non Mussolini”.

Il 10 febbraio 1954, dopo aver perso la carica del ministro degli Interni a seguito dell’elezione di Giovanni Gronchi a Presidente della Repubblica, Mario Scelba assunse il mandato di Presidente del Consiglio dei Ministri. Alfredo Canavero suggerisce di dividere la politica estera di Scelba durante la presidenza del Consiglio, in due periodi distinti. Il primo, collegato alla questione di Trieste riguardava “il problema dell’approvazione del trattato istitutivo della Comunità europea di difesa (CED)”.  Scelba tuttavia non poteva evitare di confrontare la propria politca estera con il problema della collocazione internazionale dell’Italia durante l’epoca della guerra fredda. A tale riguardo Canavero sottolinea come “Scelba cercò fin dall’inizio di porsi come l’interlocutore privilegiato degli Stati Uniti per rafforzare il suo ruolo all’interno della politica italiana, giocando con una certa abilità tutte le carte a suo favore e convincendo l’ambasciatrice Clare Boothe Luce, inizialmente favorevole ad un governo di destra, a sostenere il «centrismo»”.

Nel 1960 Scelba fu nuovamente chiamato a ricoprire l’incarico di ministro degli Interni. Questa fu la sua ultima esperienza all’interno del governo italiano. In seguito tra il 1969 e il 1971 accettò il delicato mandato di Presidente del Parlamento Europeo.

L’impegno dei saggi presentati non si esaurisce nella ricostruzione della “biografia politica” di uno dei personaggi più importanti della storia democratica italiana, ma viene proposto ai lettori un volume fondante per un orientamento che rinnova i giudizi e le critiche con cui la tradizione storiografica e l’opinione pubblica hanno interpretato gli avvenimenti che coinvolsero l’Italia dagli anni trenta agli anni sessanta. In questa prospettiva il lavoro acquisisce una luce del tutto particolare specialmente in considerazione del fermento che ha animato gli studi storici degli ultimi venti anni e, in tal senso, il libro assume una parte rilevante nel tentativo di ricostruzione di un’identità nazionale che a tutt’oggi rimane un processo in fieri.

Pier Luigi Ballini (a cura di), Mario Scelba. Contributi per una biografia, Rubbettino-Istituto “Luigi Sturzo”, Soveria Mannelli-Roma 2006.

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