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A quasi due anni dal ritorno del regime talebano in Afghanistan, la situazione per la popolazione non sembra esser cambiata. Al contrario, il contesto afghano sembra peggiorare mese dopo mese. Scellerate e inumane decisioni, come ad esempio l’esclusione delle donne dalle università (molte di loro cercano di studiare in clandestinità), accompagnano disastrose ripercussioni in ambito socio-economico.

Un fil rouge di barbarie che non lascia scampo al popolo, distruggendo qualsivoglia possibilità di futuro. L’UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha recentemente stimato che in Afghanistan, più del 97% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, con 16 milioni di bambini, secondo dati UNICEF, che hanno necessariamente bisogno di assistenza umanitaria. Emergency, l’associazione fondata da Gino Strada e dalla moglie Teresa Serti, ha denunciato che, dalla presa del potere dei talebani nell’agosto del 2021, circa un afghano su due (il 50%) non può permettersi di acquistare medicinali. L’85% invece, si vede costretto a indebitarsi fortemente per poter sostenere le proprie cure, o quelle dei familiari. Un contesto che ha del surreale e che rende altresì evidente quanto il quadro nel territorio sia forse il più critico del panorama mondiale, ad esclusione di quello ucraino.

Ciò che è emerso dal rapporto di Emergency, «Accesso alle cure in Afghanistan: la voce degli afghani in 10 province», si lega con il tentativo della popolazione di abbandonare in qualsiasi modo il Paese. La fuga è l’unica salvezza per la maggior parte dei cittadini, in particolare per le donne.

La domanda da porsi in questo coacervo di disperazione è una: i paesi ONU cosa stanno facendo? Certamente l’aver ignorato, più o meno volontariamente, segnali evidenti in un contesto critico è stato un fattore con un peso specifico non indifferente. Il primo maggio scorso, a Doha, le Nazioni Unite hanno tenuto la riunione internazionale sull’Afghanistan, con l’obiettivo di rinforzare la cooperazione e l’impegno internazionale intorno a scopi umanitari. Una tavola rotonda alla quale non è stata invitata la delegazione talebana. Un’azione da parte da parte dell’ONU sicuramente importante, ma che sostanzialmente simboleggia una tragica incertezza. Nel frattempo, una parte della popolazione continua a lottare. Attualmente, l’Afghanistan è un paese in una condizione di stallo disperata. Una condizione, questa, che interroga nel profondo la comunità internazionale.

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