Recensioni

«Narcisi nella rete»

di 15 Marzo 2022Aprile 12th, 2022No Comments

La pandemia ha accentuato esponenzialmente l’utilizzo della rete e di tutte le tecnologie digitali implicate. Tutto questo, tra l’altro, ha evidenziato le modalità, non sempre attente, con cui queste stesse tecnologie sono da noi adoperate.

Il recente libro di Antonio Nizzoli, «Narcisi nella rete. L’immagine di sé nell’epoca dell’immagine», mette a fuoco uno degli usi di tali strumenti, il “selfie”, e la sua incidenza nella costruzione della nostra immagine e, conseguentemente, del nostro . Il libro pone il selfie in una prospettiva storica, dall’epoca premoderna a noi, illustrando come sia mutata la costruzione dell’immagine di sé in rapporto alla disponibilità di tecniche e tecnologie in grado di rimandare al soggetto la propria immagine. La costruzione della propria immagine, mediante il vedere, il conoscere e quindi il riconoscere il proprio viso è venuta, infatti, mutando in relazione alla crescente disponibilità di tecnologie che consentissero il rispecchiamento. Sfuggendo ad una visione diretta è, infatti, sempre la mediazione di una qualche tecnologia che rende disponibile, al nostro sguardo di soggetti, il proprio viso come oggetto.

Parallelamente a questa evoluzione, le cui tappe si sono delineate spesso come rivoluzioni e rotture, è emersa anche una riflessione, legata alla cultura del tempo, sul senso di tale visione e sul proprio conoscersi: definire l’identità è infatti una operazione dialettica che implica un processo di astrazione e selezione degli elementi ritenuti significativi per fissare la propria immagine e, quindi, come tali, condizionati culturalmente oltre che tecnologicamente. Il disciplinamento sociale dell’atto stesso del vedere e del guardare è una pratica mutevole nel tempo, ed il viso stesso è un oggetto sociale: precisi canoni presiedono allo sguardo, disciplinano il ruolo, i rituali e gli spazi, i criteri di somiglianza.

La rivoluzione digitale ha prodotto un salto di qualità. Centrale non è solo il canone occidentale della visibilità totale, incardinato nell’immagine fedele della realtà, bensì la messa in scena della consapevolezza dell’illusorietà di tale ideale a causa della presenza costante dell’artificio nella sua realizzazione. Oltre al dispositivo usato – e a come l’immagine è prodotta – emerge la cura del soggetto (look), con interventi sempre più invasivi (moda, cosmesi, chirurgia estetica) e l’importanza del lavoro di elaborazione della stessa immagine (editing), che permette di superare la differenza fra fotografia e pittura, determinando un atto unico, immediato e globale che supera la barriera fra sfera privata e pubblica. Questa costante esposizione sta diventando centrale nella costruzione della nostra immagine, e anche del nostro , che diviene un edited-self, un Sé editato. Questo avviene sulla scorta delle opportunità che la rivoluzione digitale ha implicato nella produzione e manipolazione dell’immagine, con la conseguenza anche di atteggiamenti patologici. Uno fra tutti, la mania di correggere i propri difetti, che tuttavia, paradossalmente, si traduce in un conformismo nel quale convergono la normalizzazione sia ai canoni estetici imperanti che a quelli suggeriti dagli algoritmi dei software di editing. La domanda che emerge è questa: quando e come riusciremo a far prevalere il pensiero critico prima di essere travolti da questa egemonia? Non si tratta di “condannare” queste cose, ma di capirle per non farsene dominare. La lettura di questo libro aiuta molto in questo senso.

A. Nizzoli, Narcisi nella rete, Mondadori, Milano 2021, pp. 153, euro 12.

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

Send this to a friend