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Sapete dove è stata presa la celebre battuta di Alberti Sordi nell’indimenticabile capolavoro di Monicelli del 1981? Ve lo dice @sintesidialettica.it:

Dal più grande poeta romanesco, Giuseppe Gioacchino Belli (Roma 1791-1863), che nel 1831 compose il sonetto «Li soprani der monno vecchio» (I sovrani del mondo antico).

Eccolo in romanesco e, di seguito, tradotto in italiano.
C’era una vorta un Re cche ddar palazzo
mannò ffora a li popoli st’editto:

“Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo,

sori vassalli bbugiaroni, e zzitto.
Io fo ddritto lo storto e storto er ddritto:
pòzzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo,
ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo
o dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
quello nun pò avé mmai vosce in capitolo!”.

Co st’editto annò er Boja per ccuriero,
interroganno tutti in zur tenore;
e arisposeno tutti: “È vvero, è vvero!”

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C’era una volta un Re che dal palazzo
mandò in piazza al popolo quest’editto:

“Io sono io, e voi non siete un cazzo,

signori vassalli invigliacchiti, e silenzio.

Io sono capace di cambiare una cosa da uno stato all’altro e viceversa:
Io vi posso barattare tutti per un nonnulla:
Io se vi faccio impiccare tutti non vi faccio torto,

Visto che Io ho il potere di darvi la vita e quel con cui vivere.
Chi vive in questo mondo senza possedere la carica
o di Papa, o di Monarca o di Imperatore,
colui non potrà mai far sentire la sua voce in pubblico!”.

Con tale editto si recò il boia come portavoce,
chiamando all’attenzione tutti quanti a gran voce;
e il popolo intero rispose: “È vero, è vero!”

Cosa ci dice, oggi, questo splendido sonetto?


© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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