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L’adolescenza è difficile, e in alcuni luoghi lo è di più. Caivano (del quale non si parla più) è segnato da una grave mancanza emotiva negli adolescenti, i quali, spesso, si aggregano in gruppi che fanno della violenza la propria identità, tanto da annientare, per esistere, qualunque senso di colpa o del limite.

La delinquenza spinge questi ragazzi alla prepotenza, alla ferocia, alla repressione della coscienza e di qualunque sentimento umano positivo.

In questo contesto, i social media hanno una forza fondamentale nella condotta dei minori, i quali si avvalgono proprio di tali piattaforme per ostentare la propria supremazia nel territorio in cui vivono.

Per questo, occorre urgentemente riorganizzare i corpi intermedi sul piano istituzionale, permettendo ad ognuno di crescere come persona e cittadino in una società che ha più che mai il dovere, per essere tale, di dare occasioni formative.

I ragazzi devono essere lasciati alle loro famiglie, ma non solo ad esse: insomma, i ragazzi e le famiglie non vanno lasciati soli. Solo una seria organizzazione dei corpi intermedi, non solo a Caivano, può offrire un antidoto all’emarginazione e al degrado. La presenza seria dello Stato deve servire per ristabilire la legalità e l’incolumità e avere più tutela del territorio, ma lo Stato, o l’ente locale, non bastano. Tutta la società, compresa la cura nei contenuti dei social media, va rafforzata, nelle sue diverse iniziative. Ma per fare questo, cioè per contrastare seriamente le disuguaglianze territoriali in vista di una democratica giustizia sociale, occorre che i poteri si muovano con volontà e responsabilità.

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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