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A una prima impressione, questa affermazione di Pasolini potrebbe sembrare una sorta di frase fatta, se non addirittura una dichiarazione vanitosa.

Tuttavia, interrogandoci attentamente, saremo in grado di sentire e capire la profondità a cui mirano le sue parole.

Vediamo di capire bene: se l’uomo è per natura un “animale sociale”, amare la solitudine significa andare contro la propria natura?

Ora, nella nostra epoca di connessione continua, rapida e frenetica, spesso priva di riflessione, quanti di noi sono in grado di sganciarsi, fermarsi a osservare il proprio tempo e il proprio senso?

Attenzione: la attuale connessione talora accentua la solitudine, non la socialità, a dispetto della terminologia “social”, con parole come “amicizia”, “contatti” ecc.

Domanda: come posso amare o aprirmi all’altro se non trovo un equilibrio con me stesso? Forse è vero che solo chi ama riesce a stare da solo?

E forse, sebbene solo, egli non lo è mai veramente, poiché da tale profondità, e quindi di forza, scoprirà forme inedite e creative di socialità?

Sfuggire alla propria natura è arduo, la solitudine è dura. Vi chiedo: la felicità è autentica solo se condivisa?

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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