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Dopo 8 anni di restauri e di adeguamento alle odierne norme di sicurezza, il 21 dicembre, a Firenze, è stato finalmente riaperto al pubblico il celeberrimo Corridoio Vasariano.

L’opera fu commissionata, nel 1565, a Giorgio Vasari dalla famiglia Medici, per avere un passaggio privato da Palazzo Pitti, loro residenza, a Palazzo Vecchio, sede istituzionale.

Il corridoio, lungo 750 metri, percorre e costituisce infatti il piano alto del Ponte Vecchio.

L’idea di una struttura privata inserita nel centro di una città allora molto popolata era una novità assoluta. L’architetto, per progettare il corridoio, dovette superare diverse difficoltà, prima di tutto di natura statica e poi anche la conciliazione tra estetica e rilevanza degli edifici circostanti, così come il prestigio assoluto di casa Medici e la necessità anche si sicurezza alla quale il corridoio rispondeva, in un tempo nel quale le minacce al potere erano mortali e quotidiane.

La struttura sopraelevata regala uno sguardo sull’Arno e la città, e si affaccia all’interno della Chiesa di Santa Felicita. L’ingegno e l’abilità di Vasari mostrano, secondo la visione del Rinascimento, come la tecnica e l’estetica possano dialogare con utilità e creatività. Questa visione può ancora ispirarci? Il Rinascimento è stato un periodo caratterizzato dalla centralità dell’uomo e dalla fiducia, anche drammatica, nella sua creatività capace di connettere estetica, conoscenza, razionalità e innovazione. Riflettere su questi valori oggi, in cui la cultura rischia di corrompersi, è necessario per permettere a questi tesori di ispirarci, educarci, per avere una visione del futuro orientata al progresso di tutti.


© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

Credits Ph Giuseppe Mondì

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