In Italia, una persona su dieci vive in condizione di «povertà assoluta»: è il 9,4 % della popolazione. Tale dato, attestato dall’Istat, indica che i “poveri” superano i 5 milioni e mezzo di persone.
Negli ultimi dieci anni, il tasso di minori in povertà assoluta è quasi triplicato, raggiungendo il 14,2 % (quasi 1,4 milioni di persone). Inoltre, sono più di 3 milioni le lavoratrici e i lavoratori che vivono nell’indigenza, sebbene abbiano un’occupazione (la disoccupazione giovanile è al 22 %, quella delle donne è al 10,2 %).
Se si osserva il dilemma dell’esclusione sociale, ovvero le famiglie che hanno difficoltà a procurarsi beni e servizi essenziali, le persone in difficoltà aumentano in gran numero. Nel 2022, la crescita del Pil si è attestata in discesa (+3,7 % a fronte del +7 % del 2021) e l’inflazione al consumo ha raggiunto i suoi massimi livelli da quasi trent’anni. I contraccolpi economici e sociali conseguenti alla pandemia da Covid-19 ed agli avvenimenti internazionali continuano a produrre conseguenze, soprattutto a carico dei soggetti fragili, accentuando le disparità economiche tra le famiglie benestanti e le meno abbienti, e tra Nord e Sud. Su due milioni di famiglie povere, circa 775mila risiedono al Sud; inoltre, su 5,6 milioni di individui in condizioni di povertà, 2,3 milioni si trovano al meridione.
Secondo la Caritas, nel 2022 le persone sostenute sono state 255.957, con un aumento del 12,5% rispetto al 2021. Sono donne (52,1 %) e uomini (47,9 %), con un’età media che si attesta sui 46 anni. Le persone senza dimora che la Caritas ha incontrato ed aiutato sono state 27.877, in misura del 16% in più rispetto al 2021.
Il dato viene confermato dalla rete francescana nazionale Operazione Pane che ha evidenziato come la richiesta di aiuti alimentari nel 2022 sia cresciuta del 18% rispetto all’anno precedente.
Le questioni rilevate evidenziano la portata del problema sociale: pur riguardando, in piccola percentuale, anche laureati e diplomati, lo stato di povertà interessa persone con basso grado di scolarizzazione. Il dramma della povertà produce, a catena, un forte impatto sui percorsi educativi di bambine e bambini. La spesa per l’istruzione è ancora in diminuzione ed i dati elaborati da Save the children negli ultimi anni evidenziano come i cambiamenti delle voci di spesa delle famiglie per beni e servizi comportino un aumento delle diseguaglianze educative e della marginalità sociale: la quota destinata all’istruzione, già minima nel 2020, si è ridotta nel 2021 dallo 0,5% allo 0,37%.
La povertà materiale incide anche sull’apprendimento ed è sovente una delle cause della dispersione scolastica. Esiste, inoltre, una stabile e dolorosa correlazione tra condizioni di povertà familiare e mancato raggiungimento di livelli di apprendimento adeguati.
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