Una rivoluzione industriale si verifica quando la scienza partorisce una scoperta o un’invenzione che trova poi un’applicazione di tipo tecnologico in un determinato settore che nasce o si trasforma grazie ad essa, generando un impatto sociale rilevante: miglioramento delle condizioni di vita, nuovi modelli di lavoro, benessere diffuso.
Convenzionalmente, nella storia dell’umanità si comincia a parlare di rivoluzione industriale intorno al 1780. Non che prima non fossero già successi episodi importanti, come la scoperta del fuoco, l’invenzione della ruota o la stampa del primo libro, ma semplicemente perché prima di quella data non esisteva ancora una realtà industriale come la conosciamo nell’epoca moderna. Intorno al 1780 appunto, l’invenzione della macchina a vapore trova un’importante applicazione tecnologica nel campo della produzione tessile determinando il passaggio dalla società contadina alla prima società industriale. Successivamente, con una ciclicità di circa 100 anni si sono succedute altre due rivoluzioni: quella scaturita dalla scoperta dell’elettricità, che diede il via all’industria automobilistica, alla produzione in serie manuale e alla nascita della classe operaia, e quella determinata dall’invenzione dei computer, in particolare dei microprocessori che consentirono, da un lato, l’automazione della produzione e, dall’altro, la diffusione dell’elettronica di consumo (gli smartphone sono figli di questa rivoluzione). Poi, all’improvviso, il progresso scientifico e tecnologico ha subito una notevole accelerazione. Dalla terza rivoluzione industriale maturata intorno al 1970, che comprende anche il primo sbarco sulla luna, si passa all’invenzione della stampa 3d, datata 1984, che comincia a produrre i suoi effetti dirompenti dal 2010 in avanti.
La quarta rivoluzione industriale è infatti quella della produzione on-demand, che consiste nel produrre quello che serve (personalizzazione del prodotto), quando serve (eliminazione delle scorte), dove serve (produzione geograficamente distribuita) e nella quantità che serve (flessibilità produttiva). Entro i prossimi trent’anni, forse anche prima, la stampa 3d sostituirà completamente le tecnologie di produzione tradizionali e chiuderà il ciclo aperto dalla seconda rivoluzione industriale decretando l’estinzione di quel che resta della classe operaia, già oggi pesantemente ridimensionata. Se nell’arco degli ultimi cinquant’anni si sono dunque sovrapposte ben due rivoluzioni industriali i cui dirompenti effetti sono destinati a protrarsi ancora nel tempo, ecco che già si profila all’orizzonte la quinta rivoluzione industriale che, sempre grazie alla stampa 3d, si pone l’obiettivo di spostare la produzione fuori dalla terra. Sì, perché la stampa 3d è l’unica tecnologia produttiva che non ha bisogno di portarsi al seguito materiali, manodopera e attrezzature; quindi, può essere facilmente ed efficacemente delocalizzata anche su altri pianeti utilizzando i materiali presenti sul posto, come per esempio la regolite lunare, con controllo umano remoto (dalla terra) e con la capacità di auto-costruire le attrezzature necessarie rispetto alla destinazione d’uso stabilita. Fantascienza? No, questa è la realtà già programmata dei prossimi dieci anni che porterà nuovamente l’uomo sulla luna, questa volta con insediamenti permanenti, e poi anche su Marte. Nel frattempo, l’esplorazione spaziale arricchirà sempre di più la nostra conoscenza dell’universo e l’enorme mole di dati acquisiti consentirà di sviluppare tecnologie come la big-data analytics, l’intelligenza artificiale, la simulazione basata su digital-twin che ci consentiranno di accelerare ancora di più il progresso scientifico e tecnologico. La società è destinata a cambiare altrettanto rapidamente, non tanto per effetto della pandemia o del metaverso di Mark Zuckerberg; mi piace di più pensare che, come suggerisce Tommaso Ghidini (Agenzia Spaziale Europea), la specie umana sia in procinto di evolvere dal genere dell’homo sapiens a quello dell’homo caelestis, abitante dell’universo.
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Immagine di copertina: fonte ESA – European Space Agency