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Long-Covid è la definizione in lingua inglese che la OMS (Organizzazione mondiale della salute) ha dato ad una condizione che colpisce circa il 10% delle persone che sono state infettate dal virus sars-cov-2, hanno sviluppato il COVID, cioè la malattia da quello provocata, sono guarite in 2/3 settimane come accertato dalla negatività dei tamponi e tuttavia, dopo 8/9 mesi dalla guarigione, hanno manifestato disturbi clinici legati al covid.

I disturbi del long-covid sono numerosi; i più comuni e diffusi condizionano notevolmente la qualità della vita e persistono a distanza di 4/5 settimane dopo il riscontro della positività al virus.

Sono stati identificati alcuni fattori che favoriscono lo sviluppo di questi effetti a lungo termine e sono:

1) l’appartenenza al genere femminile. Le donne di età inferiore a 60 anni presentano il doppio delle possibilità di sviluppare il long-covid rispetto agli uomini della medesima età, soprattutto se soffrono di patologie precedenti al contagio. Dopo i 60 anni, il rischio per le donne di sviluppare il long-covid si riduce avvicinandosi al rischio che corrono gli uomini.

Perchè le donne vengono colpite più frequentemente? È stata messa sotto accusa la maggiore reattività del sistema immunitario femminile il quale, mettendo in atto una potente risposta autoimmune, dunque sbagliata, aggredirebbe organi e tessuti dell’organismo di cui esso stesso è parte;

2) l’età avanzata;

3) presenza di patologie croniche;

4) ricovero in ospedale;

5) sovrappeso e obesità.

Il sars-cov-2 causa, dunque, il covid che è una malattia multiorgano poiché non colpisce esclusivamente l’apparato respiratorio, bensì infetta tutti i sistemi dell’organismo, anche il grasso corporeo che è un tessuto vivo e attivo e non semplicemente un deposito di energia. Il virus infetta gli adipociti, cioè le cellule del grasso e infetta anche i macrofagi, popolazione di globuli bianchi con funzione difensiva, che si trovano anche tra le cellule del grasso. I macrofagi possono reagire all’infezione scatenando una tempesta immunitaria di notevole potenza, spesso molto nociva per l’organismo;

I sintomi generali più comuni del long-covid sono: febbre, spossatezza, dolori muscolari e articolari, tosse, mal di gola, affanno, difficoltà ad ingoiare, nausea, vomito, diarrea, reflusso gastroesofageo, dolori addominali; funzioni cardiovascolari generalmente alterate, irregolarità del battito cardiaco (di solito tachicardia, cioè battito più veloce), dolore toracico, senso di oppressione, formazione di trombi, cioè di coaguli di sangue all’interno dei vasi sanguigni polmonari a causa di un alterato processo della coagulazione (trombosi polmonare).

Si possono avere anche manifestazioni dermatologiche come eruzioni cutanee e/o alopecia, cioè perdita di capelli.  

Ansia e depressione vengono favorite da importanti disturbi neurologici e psichiatrici quali stanchezza cronica, cefalea persistente, difficoltà a concentrarsi, memoria instabile, insonnia, anosmia ovvero perdita dell’odorato, ageusia ovvero perdita del gusto.

Coloro che presentano tutte o parte delle condizioni menzionate vengono definiti anche LONG-HAULERS cioè TRASPORTATORI A DISTANZA, un termine non comune che viene usato per definire le persone nelle quali i sintomi della malattia da sars-cov-2 persistono o si sviluppano a distanza dalla iniziale infezione virale. 

Si sa poco del long-covid, è ancora una sindrome sconosciuta, e l’unica maniera per evitarlo è fare ricorso alla vaccinazione e continuare a rispettare le raccomandazioni prudenziali, usare correttamente la mascherina, distanziarsi dagli  assembramenti, lavarsi frequentemente le mani.

I BAMBINI E IL LONG COVID

Ultimamente scienziati, virologi, microbiologi ed infettivologi stanno fortemente raccomandando di vaccinare i bambini contro il sars-cov-2 per risparmiare loro non soltanto la malattia ma anche il long-covid contro il quale, ad oggi, non si dispone ancora di terapie specifiche sebbene colpisca 1 bambino su 7 tra quelli che si ammalano e poi guariscono. É vero che i bambini si ammalano più raramente e altrettanto raramente in forma grave dal momento che, di solito, l’infezione si ferma alle vie aeree superiori.

Tuttavia, a volte, per far fronte alla gravità delle loro condizioni, quei piccoli pazienti hanno bisogno di essere ricoverati in terapia intensiva dove possono morire. 

La variante omicron pare colpisca l’età pediatrica più di tutte le altre fasce di età e desta davvero molta preoccupazione che i bambini siano soggetti a sviluppare 2/6 settimane dopo l’infezione una malattia a volte più grave del covid, la SINDROME INFIAMMATORIA MULTISISTEMICA PEDIATRICA, indicata come MIS-C, ovvero MULTI SYSTEM INFLAMMATORY SYNDROME – COVID.

La MIS-C si caratterizza per forte dolore addominale, vomito, diarrea, febbre, pressione arteriosa bassa, alterata funzione cardiaca.

Non insorge per azione diretta del coronavirus ma come conseguenza di una risposta immunitaria anomala, una potente infiammazione (la cosiddetta tempesta di citochine) che può riguardare più distretti corporei, cuore, polmoni, fegato, cervello etc., danneggiandoli gravemente.

In molti casi comporta un interessamento del cuore con miocardite e/o pericardite.

La miocardite è un’infiammazione del miocardio, cioè del muscolo cardiaco, che tende a colpire i giovani e i giovanissimi più spesso che adulti e anziani.

I sintomi sono dapprima lievi, febbre e spossatezza, ma dopo pochi giorni possono lasciare il posto a mancanza di fiato, pressione arteriosa bassa e disturbi del battito cardiaco (aritmie), dolore addominale e toracico, nausea, vomito, tutti riferibili ad uno scompenso cardiaco, condizione in cui il cuore non riesce a pompare le opportune quantità di sangue per le necessità dell’organismo con il conseguente accumulo di liquido negli arti inferiori.

Alla miocardite può associarsi la pericardite, l’infiammazione dei tessuti che avvolgono il cuore.

I sintomi – febbre, dolore toracico, accumulo di liquido intorno al cuore – insorgono all’improvviso.

Nessuno potrebbe desiderare tanta sofferenza per un bambino e neanche per adolescenti, giovani, adulti e anziani.

Dunque, non perdete tempo, genitori, fate vaccinare i vostri bimbi e state tranquilli poiché i vaccini pediatrici, come gli altri vaccini anti-Covid precedenti, approvati dagli organi di controllo sono sicuri e non è affatto vero che sono farmaci sperimentali poiché sono stati già ampiamente sperimentati in modo adeguato e, soltanto quando si è accertata la loro sicurezza e la loro efficacia, sono stati somministrati a milioni di bambini, salvandoli.

Vacciniamo i bimbi per proteggerli dall’infezione, dalla malattia e dalle sue conseguenze. Per farli vivere in sicurezza.

*professoressa, facoltà di Medicina dell’Università di Roma “La Sapienza”

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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