L’Intelligenza Artificiale è «l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività».

Sentiamo parlarne ovunque, ma qual è la sua origine?

1943: Walter Pitts (matematico) e Warren McCulloch (neurofisiologo) mostrarono come un sistema di neuroni artificiale riuscisse a eseguire delle funzioni logiche di base imparando nello stesso modo in cui impara il cervello, tracciando le fondamenta teoriche per le reti neurali artificiali.

1950: Alan Turing (matematico) nel suo articolo «Computing Machinery and Intelligence», chiese: «Le macchine possono pensare?», e trattò di un test da lui inventato per valutare se una macchina fosse intelligente (rispondere alle domande esprimendosi come un essere umano).

1956: Claude Shannon, John McCarthy, Nathaniel Rochester, Marvin Minsky (informatici e matematici) si riunirono in una conferenza al Dartmouth College negli Stati Uniti per discutere su come costruire macchine intelligenti. Coniarono il termine “Intelligenza Artificiale”.

1958: Frank Rosenblatt (psicologo) finanziato dalla Marina degli Stati Uniti sviluppò “Perceptron”, un programma che attraverso un algoritmo di apprendimento imitava il comportamento dei neuroni.

1997: “DeepBlue” (computer IBM) sconfisse agli scacchi il campione del mondo Garry Kasparov. L’evento portò i ricercatori ad approfondire gli studi su reti neurali ed apprendimento autonomo.

2012: “AlexNet” (sistema di IA) vinse “ImageNet Challenge”, gara tra i migliori sistemi per il riconoscimento di immagini, mostrando una capacità simile a quella del cervello di distinguere e catalogare ciò che vede. Considerando l’evolversi dell’IA, è bene imparare ad utilizzarla con consapevolezza, ricordando che le conseguenze sociali e morali legate ad essa, sono una nostra responsabilità.


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