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«Che sarà di me al tramonto di domani? Avrò passato le prove? Avrò la conferma d’essere un uomo? Di marcare un’orma camminando sulla terra?». Queste, le domande che Rambaldo, giovane innamorato del romanzo di Italo Calvino «Il Cavaliere Inesistente», pone ad Agilulfo, il protagonista.

È un romanzo sempre vivo, quello di Calvino, che riesce a ritrarre la crisi dell’uomo contemporaneo, quasi privo di identità, smarrito, pieno di dubbi sul suo futuro, pieno di insicurezze, a tal punto da arrivare ad essere inesistente.

La vera sfida, nell’incertezza della nostra società, nella sua totale assenza di equilibri, è trasformare lo stato di crisi, nella sua accezione etimologica greca che significa scelta, in un tentativo di fare ordine e chiarezza dentro di sé.

Il fine è individuare il proprio senso, la propria missione che rende l’esistenza degna di essere vissuta, con tutto il coraggio necessario ad affrontare la fragilità propria del genere umano, senza mai fermare la ricerca, il cammino, la volontà di esistere e di essere attivi.

Nulla, a quel punto, può scalfire il cavaliere. Può farlo cadere, sì, ma immediatamente dopo, farlo rialzare. Gianni Rodari scrive che dentro di noi c’è sempre un cavaliere coraggioso, pronto a rimontare in sella: la parola “coraggio” merita di rimanere impressa nelle nostre menti. Dal latino, “con il cuore”.

Ogni qual volta che pensiamo di non farcela, con il cuore, con forza d’animo e volontà, riusciamo a superare le avversità. Del resto, come scrivono gli abitanti di Curvaldia nel romanzo di Calvino, «neppure noi sapevamo d’essere al mondo… Anche ad essere si impara».

Il coraggio di rialzarsi, quindi, è dentro di noi. Bisogna solo avere il coraggio di trovarlo.


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