Skip to main content

FOMO è una sigla che sta per fear of missing out, la paura di rimanere esclusi. È un’ansia sociale, tra le tante del nostro tempo, evidente in quelle persone che hanno l’irrefrenabile esigenza di controllare tutto ciò che accade nelle piattaforme social, in particolare ciò che li possa riguardare.

Il fatto che le persone abbiano bisogni sociali di aggregazione – soprattutto nell’età dell’adolescenza – è naturale e comprensibile, e tutti, nell’arco della vita, ci confrontiamo con i risvolti anche drammatici di tale esigenza non sempre soddisfatta.

La realtà in cui viviamo è, come sappiamo, caratterizzata da ipervelocità e da una sorta di un’ossessione alla presenza che significa ampia possibilità di osservare le vite degli altri e condividere momenti della propria esistenza, possibilmente ricevendo consensi. Anzi, prevalentemente per ricevere consensi.

Negli individui colpiti dalla FOMO si innesca l’idea che le vite di sconosciuti siano migliori, e che le persone conosciute abbiano una vita sicuramente più interessante della loro, e dalla quale essi sono esclusi. Il sentimento di estromissione fa nascere in queste persone la sensazione di non essere abbastanza capaci di vivere al meglio. Di conseguenza, insorge uno stato d’ansia che viene (malamente) contenuto  soltanto attraverso comportamenti compulsivi come, ad esempio, il controllo delle notifiche, la presenza di connessione, l’uso prolungato dello smartphone, il conteggio dei “like”.

Quali sono le cause? Andrew Przybylski, psicologo e docente dell’Università di Oxford, che ha formalizzato il concetto di fear of missing out, individua come principale causa la frustrazione dell’essere umano quando non si sente collegato con gli altri. Si tratta, pertanto, dell’insoddisfazione di un naturale bisogno primario.

Ad oggi, la FOMO non è considerata come un vero e proprio disturbo d’ansia, tuttavia negli ultimi anni essa ha ricevuto molta attenzione e ha attivato le ricerche della comunità scientifica, in particolare nel collegamento con la dipendenza da smartphone.

Tale dipendenza eccessiva potrebbe, infatti, essere il primo segnale di una possibile insorgenza di tale sofferenza, specificando però che la pena emotiva per la paura di essere esclusi nasce online ma i comportamenti che la caratterizzano di manifestano offline. Riflettendo su questo ennesimo disagio della società in cui viviamo, occorre chiedersi: la paura di essere esclusi da cosa? È evidente che l’ossessivo controllo di profili altrui spinge ad un confronto irreale con sconosciuti, ed è drammatico pensare che delle persone che non si incontreranno mai, e che sui social network danno un’immagine di sé il più delle volte poco rispondente alla realtà, ci condizionino psicologicamente in questo modo. Iniziare a razionalizzare il processo è la prima via di guarigione, ma questo passo non sempre può essere fatto da soli.

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

Send this to a friend