«Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune»
Alessandro Manzoni
Manzoni, nei «Promessi sposi» racconta la Milano del Seicento colpita dalla peste. Noi stessi, durante la pandemia di Covid-19, abbiamo provato la paura, alimentata da una politica in cerca di consensi, che spesso prende il sopravvento sulla ragione e sulle responsabilità.
Così, il “senso comune” soffia sul fuoco del disagio, creando divisioni e disorientamento. Tutto ciò si manifesta nelle angosce di coloro che lavorano, nella solitudine degli anziani e nello smarrimento dei giovani, e strumentalizza le sofferenze di questi.
Chi, come gli operatori sanitari, agisce per il bene, fronteggia tanto l’emergenza quanto anche la rabbia di chi grida alla “dittatura sanitaria” o al complotto. La disinformazione si diffonde e avvelena la fiducia. Si creano (senza affatto tenere conto della scienza) nemici immaginari per semplificare la complessità della realtà a proprio vantaggio.
Di fronte a tutto ciò, il buon senso rischia di restare nell’ombra. Esso viene schiacciato dal frastuono della faziosità e dall’indifferenza. Per affermarsi, è costretto ad una lotta continua di responsabilità contro disimpegno, ragionevolezza contro rancore, competenza contro incapacità.
Non si tratta di un compito facile, ma credere nel buon senso senza tirarsi indietro è l’unica strada per contrastare il dilagare della paura e del sospetto.
Avete mai riflettuto sulla tirannia di certo senso comune ai danni del ragionevole buon senso? Avete qualche esempio generale o esperienze personali?
P.S. La prima parte della citazione dal capitolo XXXII de «I promessi sposi» è: «Il buon senso v’era». Ci siamo permessi di cambiarla in «Il buon senso c’era» per renderla più chiara.
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