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Nel febbraio 2021, l’Oregon è stato il primo Stato degli USA a de-criminalizzare il possesso di piccole quantità di eroina, metanfetamina, LSD, oxycodone e altre droghe. Chi viene trovato con una di queste sostanze rischia di pagare 100 dollari, come una multa per eccesso di velocità, oppure deve sottoporsi ad un esame sullo stato di salute che potrebbe portare ad un accertamento di dipendenza.

Io avevo personalmente proposto qualcosa di simile esattamente trentasette anni fa, nel corso di un’udienza al Senato americano. Ciò, non perchè ho simpatia particolare per la droga – non ho mai fatto uso di nessun tipo di stupefacenti – ma perché, come giornalista, per anni ho seguito l’evoluzione della mafia siciliana in un centro mondiale della droga.

Con l’eliminazione della French Connection e, nel 1972, con lo smantellamento di sei laboratori illegali nei pressi di Marsiglia, la mafia siciliana ha preso in mano il traffico internazionale dell’eroina e ha “importato” vicino a Palermo uno dei più famosi chimici francesi che trasformava la base di oppio in eroina.

Avendo seguito questa trasformazione così come anche il maxi-processo e la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ho deciso di tentare di ricostruire il traffico della droga dai campi di oppio fino agli USA. Questo era forse per me un progetto ingenuo, ma quando l’ho proposto ad una fondazione americana, questa ne è stata entusiasta e mi ha finanziato. Avevo lavorato parecchio a Vienna, centro della finanza della droga, e anche in Turchia, pertanto ho iniziato da lì prima di arrivare ad Islamabad in Pakistan e poi al Khyber Pass, al confine con l’Afghanistan.

Il Pakistan in quel periodo era la fonte della gran parte dell’eroina consumata negli Stati Uniti. Nel 1979 è riuscito a produrre un numero record di 800 tonnellate. In un’intervista presso l’ambasciata americana ad Islamabad un diplomatico mi ha detto: «Questa è produzione alla  grande, e denaro alla grande. L’Afghanistan è il santuario perfetto per la droga».

In quel periodo, l’Afghanistan era nelle mani dei Sovietici, ma la droga arrivava in Pakistan attraverso il Khyber Pass, portata a piedi o in bicicletta oppure nascosta nella frutta e verdura nelle carovane tirate da cammelli oppure da asinelli. La meta erano le città al confine del Khyber, come Landi Kotal e Bara, inaccessibili agli stranieri. Un inglese che era riuscito ad arrivare a Bara raccontò che gli avevano offerto 150 chili di eroina in cambio di denaro e armi.

«Dal 60% all’80% dell’eroina che arriva nel Nordest degli USA viene da lì», secondo Douglas Wankel, allora capo della DEA (Drug Enforcement Agency) ad Islamabad. Il direttore del Pakistan Narcotics Control Board, Mairaj Husain, dichiarò che «lo scopo dei Sovietici era di destabilizzare la provincia della frontiera nord-ovest».

Per quanto riguardava gli Afghani, essi sostenevano che quelli della Frontiera nord-ovest pakistana compravano le armi con il denaro ricavato dall’eroina.

Avendo appreso tutto ciò, io sono andata proprio lì. Con l’assistenza della polizia di frontiera a Peshawar, sono riuscita ad arrivare nei campi di oppio, che già conoscevo dalla Turchia. É stata un’esperienza incredibile: i piccoli produttori mi hanno incluso nel loro giro, offrendomi da bere da una brocca comune, e mi hanno raccontato candidamente quale era la loro vita. In questo modo ha imparato che:

  • l’oppio era per loro l’unica medicina disponibile, specie per i tanti bambini malati anche di tubercolosi;
  • l’oppio veniva prodotto non una volta ma due volte l’anno;
  • l’oppio crudo veniva cucinato nei campi finché diventava una quantità piccola, una pasta di qualche chilo che si portava via sulle spalle in un piccolo sacco per consegnarlo ad un distributore;
  • per farlo circolare, in ogni villaggio si creava un nuovo mercatino, utilizzando i bambini come portatori;
  • le donne, chiuse in casa, non potevano consumare alcool, ma potevano senza problemi usare l’eroina, cosa che poi facevano;
  • persino le mucche erano assuefatte all’eroina per via della sua presenza nell’acqua;
  • se veniva chiusa una via di comunicazione verso ovest, se ne apriva sempre un’altra, senza fine.

Prima di queste conoscenze, si credeva che dai campi di oppio la base passasse attraverso due o tre mani e poi ai capimafia prima di essere trasformata a Palermo e poi inviata in America.  Ma non era affatto così: si passava attraverso centinaia di mani se non di migliaia. Quindi capii che la nostra guerra alla droga era sbagliata ed inutile, attaccare il circuito della droga a partire dal cosiddetto supply side, cioè a monte, pareva impossibile. Si doveva attaccarlo dal demand side (la fase del consumo). Esattamente come si è fatto, con successo, per ridurre drasticamente il consumo di sigarette negli Stati Uniti, si doveva escogitare un modo per scoraggiare il consumo di eroina.

Questo è stato ciò che ho raccontato al Senato americano in un’udienza a New York e poi a Washington in una conferenza al Center for Strategic and International studies (CSIS). E quando ho visto che nessuno s’interessava particolarmente a quello che avevo da dire, ho chiesto ad un organizzatore perché non avevo tanto ascolto. Sorrise, poi sotto voce mi disse: «Perché loro stessi ormai consumano cocaina».  Difatti, l’eroina era la droga dei poveri, e suscitava poco interessa tra quelli che contavano. La mia è stata una ricerca più o meno inutile. Anche se il «Wall Street Journal» mi ha dedicato una pagina intera, come pure altre riviste. Il libro che pensavo di scrivere su questo argomento è stato sostituito da uno dedicato alla cocaina, scritto da una mia collega.

Quasi quattro decenni dopo si comincia ad accettare il concetto che, per combattere la droga, la “guerra” è inutile e troppo costosa. Secondo i politici in Oregon, il denaro va speso a difesa dei consumatori di droga e per la loro riabilitazione, non per le polizie.  «Il primo passo nella nostra guerra crudele e disumana contro la droga è stato fatto, e si è dato adesso il via a quello che noi consideriamo essere una cascata di altri sforzi focalizzati alla salute piuttosto che alla criminalizzazione»,  secondo Kassandra Frederique, direttore esecutivo della Drug Policy Alliance (Alleanza per la Politica della Droga), che ha incoraggiato questa iniziativa. Si sostiene che, invece di fare del consumatore di droga un criminale, occorre in futuro aiutarlo perché, per tutta la vita, avrà difficoltà a trovare casa e lavoro.

E questo è il demand side, esattamente come io speravo – aiutare chi ne ha bisogno piuttosto che buttare denaro ed energia in un combattimento già perso.

Il costo degli Addiction Recovery Centers, i centri di recupero, sarà pagato dalle tasse dell’industria legale di marijuana in Oregon.

© Sintesi Dialettica – riproduzione riservata

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