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All’improvviso ci si sente intrappolati in una valanga di pensieri, bloccati nel caos della propria mente e immobilizzati dalla paura di agire. Si avverte l’angosciante sensazione di essere sopraffatti dalle emozioni e si è privi di lucidità: è l’effetto della ruminazione.

Nella frenetica quotidianità capita spesso di rimuginare su precisi avvenimenti ed esperienze personali. Questa tendenza, però, quando eccessiva e minacciosa, provoca effetti negativi sulla salute mentale.

La ruminazione è l’inclinazione al pensiero continuo, ossessivo, determinata solitamente da situazioni di particolare ansia e stress.

In inglese questo processo è traducibile con il termine “overthinking”, espressione emblematica diffusa soprattutto tra i giovani, i soggetti maggiormente inclini alla pratica della ruminazione, che impedisce loro di fare ordine nel proprio caos mentale.

Gli adolescenti, ad esempio, quando sperimentano una situazione di forte ansia, tristezza o rabbia, provocata da esperienze scolastiche o difficoltà nelle relazioni personali, sono sopraffatti dai pensieri negativi, cedendo a tutte le possibilità che elaborano nella propria mente, soprattutto alle più drammatiche.

Così, in un’età delicata come quella dell’adolescenza, la ruminazione diventa una vera e propria trappola. Essa implica la distorsione della realtà e amplifica ancor di più l’ansia, che diviene intensa e paralizzante.

Il risultato è quello di sentirsi impotenti, logorati dai propri pensieri, incapaci di individuare soluzioni valide che permettano di agire consapevolmente.

Sebbene sembri quasi impossibile controllare la nostra mente, tuttavia la ruminazione può essere attenuata. Innanzitutto, bisognerebbe focalizzarsi solo su pochi pensieri, parlare e dare libera voce alle proprie emozioni parlandone con qualcuno in modo da imparare a controllarle, affrontarle senza che esse prendano il sopravvento su di noi e abbiano gravi ripercussioni sulla salute mentale, fisica, sulle relazioni, sulla scuola o sul lavoro.

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