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Tradizionalmente si intende per economia politica la scienza sociale che studia come produrre e distribuire beni e servizi in un contesto di risorse scarse. La visione ancora dominante di tale disciplina lascia ai margini valutazioni di tipo etico e politico su aspetti come le disuguaglianze sociali. D’altra parte, negli ultimi anni problemi fra cui i cambiamenti climatici hanno portato le istituzioni europee a proporre, in modo meritevole, e utilizzando incentivi economici, una transizione ambientale così ampia da ridisegnare i nostri sistemi produttivi. Tuttavia, per un vero cambiamento delle nostre società, dovremmo superare la neutralità dell’economia rispetto all’etica, creando un mezzo di scambio diverso dal denaro e che sia orientato in senso valoriale.

Come funzionerebbe tale strumento? Attualmente, gli scambi economici si riducono alla cessione di denaro in cambio di beni o servizi, senza che nulla resti, dopo ciascuna transazione, delle scelte morali, culturali oppure organizzative che hanno ispirato la produzione delle merci. Il denaro è un mezzo utilizzabile per ogni interazione economica, precisamente perché il suo uso non è vincolato da alcuna appartenenza etica.

Attraverso una piattaforma elettronica centralizzata, imprese, persone fisiche e comunità locali potrebbero invece scambiare informazioni in merito ai benefici (sociali, economici, reputazionali) sperimentati grazie a valori come la tutela dell’ambiente o la giustizia sociale, in particolare rispettando alcuni indicatori (ad esempio, una certa riduzione delle emissioni inquinanti).

I documenti da utilizzare per trasmettere tali informazioni potrebbero essere scambiati con beni e servizi, ma non con denaro. In sostanza, sarebbero una forma complementare di moneta, con un valore funzione del numero di esperienze descritte, del costo medio da sostenere per rispettare gli indicatori, e, inoltre, della domanda complessiva di tali esperienze. A differenza del denaro, però, i documenti motiverebbero a scegliere autonomamente dei valori di riferimento, da applicare – anche cambiando settore di attività – e da rendere in seguito oggetto di condivisione. Quale sarebbe l’incentivo a fare ciò? La possibilità di cedere tali documenti e poter disporre poi di un potere d’acquisto maggiore di quello iniziale, sia per il fatto di aver aggiunto nuove esperienze, sia per effetto della domanda da parte di soggetti interessati a esperienze di quel determinato tipo.

Ciò che mercifica le nostre attività, affinché abbiano una rilevanza nel mondo, non è l’incontro tra soggetti che scelgono liberamente di interagire, ma l’esistenza di un solo mezzo di scambio, il denaro, neutrale rispetto ai valori e basato sul presupposto di una divisione del lavoro che separa e isola. Se disponessimo di mezzi di scambio caratterizzati in termini valoriali, potremmo introdurre una dimensione etica in economia, e consentire un giudizio pubblico sull’importanza di determinate scelte.

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