Bambini della luna, bambini pesce… è proprio così che Uta Frith, autorevole psicologa tedesco-britannica, studiosa dello sviluppo mentale, ha definito i bimbi con disturbi dello spettro autistico.
“Bambini della luna” per la loro distanza dagli altri, “bambini pesce” per il loro silenzio e per il mistero che li circonda.
Per comprendere di cosa si tratta è necessario un breve cenno storico.
Nel 1911 Eugen Bleuler, psichiatra ed accademico svizzero, creò la parola “autismo”, una parola nuova derivata dal greco autòs che significa sé stesso, per indicare un sintomo che aveva osservato in pazienti adulti malati di schizofrenia, la grave patologia mentale che provoca una vera e propria disgregazione della personalità.
Cosa aveva notato Bleuler? Lo psichiatra aveva osservato che molti pazienti schizofrenici si allontanavano progressivamente dal contesto sociale mentre, simultaneamente, andava prevalendo l’esclusivo predominio della propria vita interiore.
La totale indifferenza verso ciò che esiste al di fuori di se stessi, addirittura la sua negazione, inevitabilmente provoca effetti drammatici dovuti alla perdita del senso di realtà.
Qualche decennio dopo, nel corso degli anni Quaranta del secolo scorso, due psichiatri ed accademici svizzeri, Leo Kanner a Baltimora in USA e Hans Asperger a Vienna, pubblicarono indipendentemente l’uno dall’altro, i propri studi sul grave sintomo che Bleuler aveva notato negli adulti schizofrenici, in seguito definiti autistici, e riscontrato da loro anche in bambini che da allora vennero definiti autistici come gli adulti, indicando delle differenze con le forme di schizofrenia dell’età pediatrica.
Nel 2013 il termine autismo, adoperato dapprima soltanto per gli adulti e successivamente anche per i bambini ma giudicato limitativo venne ufficialmente eliminato dal DSM (Diagnostic Statistical Manual of Mental Disorders), famoso e diffusissimo manuale redatto dalla APA (American Psychiatric Association) considerato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo il più qualificato ed attendibile riferimento per diagnosi e terapie e anche per la ricerca scientifica.
Nel DSM, dunque, la parola autismo non si trova più e gli esperti hanno ritenuto che fosse più opportuno definire quella condizione come “spettro autistico”, dove il termine “spettro” si riferisce alla ampia varietà di disturbi dello sviluppo mentale – neurosviluppo – presente in adulti e bambini che hanno ricevuto la medesima diagnosi basata soprattutto su disturbi del linguaggio, della comunicazione, della interazione sociale.
Desidero focalizzare l’attenzione sui bambini mettendo in evidenza le tipicità più comuni dello spettro autistico che sono senza ombra di dubbio l’isolamento e la ripetitività.
Sia Kanner che Asperger, nelle loro rispettive pubblicazioni, riferirono che i loro piccoli pazienti non erano capaci di stabilire una normale relazione con altri bambini, né con adulti, in sostanza con chiunque e a volte persino con i propri genitori. Erano indifferenti, trascuravano e escludevano ogni stimolo che provenisse dall’ambiente esterno, dal fuori da sé e tuttavia, a volte, dimostravano un notevole interesse per qualche oggetto, non necessariamente un normale giocattolo, che guardavano, toccavano, con cui giocavano ma soltanto da soli, senza coinvolgere minimamente nessuno che si trovasse vicino a loro.
La ripetitività è l’altro importante segnale. Questi bimbi ripetevano ossessivamente parole, domande, movimenti, rumori e posizioni senza però utilizzare il linguaggio (acquisito di solito tardivamente intorno ai 3 anni invece che verso i 12 mesi) per comunicare e quindi per costruire una relazione sociale ma soltanto allo scopo di ripetere, e poi ripetere ancora, parole anche quelle ascoltate senza tuttavia dimostrare una qualche curiosità o interesse.
Ho accennato precedentemente a disturbi del neurosviluppo come causa dello spettro autistico che non è una malattia specifica ma è una “condizione” complessa e tragica con manifestazioni diverse per tipologia e gravità.
Ancora oggi non disponiamo di certezze assolute sulle cause ma gli scienziati ritengono concordemente che possano essere di ordine genetico. In particolare, esisterebbe una relazione tra le manifestazioni dello spettro autistico e la produzione, nel corso della vita intrauterina, di neuroni anomali dai quali deriverebbe il funzionamento scorretto delle reti nervose cerebrali.
Viene valutato anche il possibile ruolo di fattori di rischio ambientali – inquinamento – ai quali sia stato esposto a
lungo il feto attraverso la mamma che potrebbe anche avere eventualmente abusato di alcool e/o di alcuni farmaci. Non sono infine trascurabili neanche le conseguenze sul feto attribuibili all’età avanzata dei genitori al momento del concepimento.
La diagnosi di disturbi dello spettro autistico arriva di solito tardivamente, quando l’età dei bimbi è intorno ai 3 anni, se fosse possibile anticiparla, si potrebbe intervenire sui sintomi con effetti positivi.
Bisogna sapere però che i bambini che in seguito manifestano i sintomi che ho menzionato, il più delle volte vengono al mondo normali; piangono, ridono, il loro sviluppo motorio è di solito normale, di conseguenza sembrano essere sani e in ottime condizioni. Qualcuno dei familiari, tuttavia, si accorgerà che in quel bimbo c’è qualcosa che non va bene, questo qualcosa è di solito in relazione al ritardo nella acquisizione del linguaggio sebbene l’udito funzioni normalmente.
La diagnosi definitiva emerge osservando il piccolo paziente e le sue tipicità, interrogando e ascoltando i familiari e possibilmente anche gli assistenti all’infanzia degli asili nido.
Con l’età lo scenario dei sintomi potrebbe cambiare, pertanto si potrà osservare con il passare del tempo che qualcuno dei sintomi scompare mentre possono apparirne altri.
Il trattamento dei bimbi è multimediale e non può essere standard a causa della alta variabilità delle manifestazioni osservabili in questi piccoli pazienti.
È necessario, pertanto, l’intervento di diverse figure professionali, pediatri, neurologi infantili, psicoterapeuti, logopedisti principalmente allo scopo di migliorare il comportamento, la comunicazione e l’interazione sociale.
La Sindrome di Asperger ovvero Spettro Autistico lieve? Hans Asperger, pediatra e psichiatra infantile dell’Università di Vienna, nel corso del 1943 e del 1944, notò che un gruppo dei suoi pazienti mostrava caratteristiche peculiari che non corrispondevano a quelle descritte da Leo Kanner, soprattutto riguardo alla capacità di linguaggio che generalmente risultava superiore a quella media dei bambini della medesima fascia di età e a volte anche di quelli più grandi. Erano tuttavia evidenti delle insufficienze nella comunicazione non verbale accompagnate da un atteggiamento apatico e indifferente rispetto alla interazione con l’interlocutore.
Fino al 1980 i lavori e le pubblicazioni di Asperger non vennero presi in gran considerazione. Successivamente in onore dello scienziato venne definita Sindrome di Asperger una forma lieve di autismo che permette di vivere una vita abbastanza normale.
Questa sindrome non compromette lo sviluppo cognitivo, il linguaggio e il suo apprendimento appaiano a partire dai 12 mesi, quindi in tempi normali e comuni, sebbene successivamente il ritmo, il timbro emotivo, la tonalità e la capacità di conferire possano risultare ridotti producendo un linguaggio e/o un discorso piatti e anche noiosi poiché spesso sono incentrati su uno specifico interesse.
La Sindrome di Asperger si manifesta con comportamenti diversi rispetto all’autismo. I bimbi Asperger, sebbene condividano con i bimbi affetti da Spettro Autistico la tendenza ad isolarsi, non mostrano ritardo nello sviluppo cognitivo e, oltre ad imparare a parlare e a leggere precocemente, sono disposti ad interagire con altri bambini sebbene a volte vengano da questi respinti o bullizzati per le loro particolarità, malgrado dispongano di solito di un’intelligenza superiore alla media.
Infatti, i bimbi Asperger dimostrano molto di frequente capacità ed abilità straordinarie e non convenzionali, specialmente nel campo scientifico, in particolare nel calcolo matematico e nelle sequenze di numeri come anche nella memoria storica di eventi, nomi e date.
È anche molto frequente però che non comprendano i doppi sensi di un discorso, che prendano alla lettera ogni frase che viene loro rivolta e siano poco consapevoli di eventuali significati metaforici del discorso altrui.
Come i bimbi che manifestano disturbi più gravi, anche i bimbi Asperger hanno bisogno di un trattamento che preveda l’intervento di più figure professionali. Certamente è di gran rilievo il ruolo dei loro insegnanti dai quali dipende l’inclusione nel gruppo scolastico e il superamento delle difficoltà di apprendimento adottando un atteggiamento il più possibile sereno e creando un ambiente oltre che sereno anche stimolante che catturi la loro attenzione e agevoli la loro integrazione come quella di tutti gli allievi, facilitando così il percorso di crescita soprattutto ai più fragili e ai più vulnerabili.
L’insegnante infine, ove occorra, potrà far seguire al piccolo paziente un programma scolastico “personalizzato” in modo che il bambino possa ottenere successi scolastici costanti e rinforzare la propria autostima.
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