Nei quartieri popolari Pendino, Avvocata, Mercato, e nella periferia nord, nei centri di Scampia, Miano, Secondigliano e Chiaiano, l’assenza degli studenti a scuola è un fenomeno accompagnato da ritardi educativi ed economici, da uno Stato che rivela la sua ambiguità, dall’aumento dei bisogni educativi talvolta affrontato da adulti con inadeguati livelli di formazione. Tra i comunicati battuti dalle agenzie di stampa corre l’ennesima notizia, quella dell’anonimo quindicenne accoltellato da un coetaneo in una scuola del quartiere Miano, a conferma di contrasti, contesti di criminalità, luoghi di solitudine.
Un territorio, quello di Napoli, che annaspa in reiterate incapacità di gestione, realizzazione, governo, organizzazione. L’ingiustizia sociale non va ricercata solamente nella quadra dei conti economici di un territorio (che già sarebbe un gran risultato se si facesse sempre e seriamente), bensì in un quadro reso ancora più drammatico dalla mancanza di libertà di decidere, di essere uomo o donna, a partire dalle proprie aspirazioni, scelte ed opportunità.
Gli studenti si disperdono prima, e si perdono poi. L’abbandono scolastico a Napoli è disaffezione motivata dal disadattamento, dall’inadeguatezza del docente o spesso dal fatto che il docente è costretto a essere tutto lo Stato. Non possiamo dimenticare Barbiana, l’esperienza della scuola di don Lorenzo Milani; in quel luminoso modello, molto contrastato anche dalla Chiesa istituzionale, chi ne era parte non si sentiva escluso, si sentiva in classe, non si percepiva fuori produzione, ma vedeva sé stesso e i suoi compagni come soggetti con il futuro negli occhi, con talenti molteplici.
Ecco, la scuola tutta manca nell’educazione dei ragazzi, al massimo riesce a istruirli, ma non li educa, non tira fuori di loro il loro talento.
La condotta, poi, si riflette sullo scarso profitto didattico, lo scarso profitto si riverbera sulle ripetenze, su percorsi accidentati, sul senso di inutilità che, infine, è il gelido addio dato alla speranza che la scuola possa rimescolare i bisogni sociali, supplendo alle assenze di padri, di madri, di professori inferiori alle attese, di uno Stato fabbricante di disoccupati irregolari, e di occupati eccezionali con una porta girevole, sul posto sicuro e sulla disoccupazione. Ragazzi tormentanti: ragazzi fuori dal giro della cultura. Ecco la nostra pandemia.
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